Differenza tra lassità e instabilità
Parlando di instabilità di spalla si deve innanzitutto differenziare tra la condizione clinica di lassità e quella patologica di lassità, troppo spesso confuse.
La lassità è una condizione legamentosa rilevabile tramite test clinici e a causa della quale la spalla (o altra articolazione) è più mobile del normale.
L’instabilità invece è una condizione patologica per la quale la testa dell’omero non resta nella sede glenoidea apposita e si lussa o sublussa di frequente portando lesioni alle strutture circostanti oltre a dolore ingravescente.
Instabilità e lussazioni recidivanti
L’instabilità può essere derivante da una problematica cronica di debolezza muscolare di alcuni comparti corporei con associata più o meno lassità legamentosa. Oppure può derivare da uno o più fenomeni lussativi che, rendendo più mobile l’articolazione, se non riabilitati nel modo migliore tendono a creare un’instabilità di spalla.
Per questa seconda casistica consigliamo di leggere nel nostro blog l’articolo specifico sulle lussazioni di spalla.
Diagnosi ed esami strumentali
La diagnosi clinica di instabilità di spalla viene fatta tramite la storia anamnestica del paziente e dei test specifici. Solo di fronte a un quadro di lussazioni su base di instabilità è spesso consigliato un approfondimento diagnostico per essere sicuri che non siano occorse altre problematiche secondarie da dover trattare chirurgicamente.
Cura, riabilitazione e fisioterapia attiva
Per curare questa patologia il percorso terapeutico, inizialmente, è sempre di tipo fisioterapico. Solo in rari casi di fallimento riabilitativo bisognerà prendere in considerazione un approccio operatorio con successiva riabilitazione specifica.
L’iter terapeutico corretto è dato da una progressione di esercizi di rinforzo specifici da effettuare per almeno 3 mesi sia sotto supervisione che a casa. In letteratura scientifica è sottolineata l’importanza di questo approccio attivo per poter risolvere la problematica. L’instabilità non potrà essere risolta da approcci passivi o terapie strumentali (tecarterapia, ultrasuonoterapia, magnetoterapia). Questi infatti non possono essere di nessun aiuto nel medio-lungo termine e agiscono quasi esclusivamente come effetto placebo nel breve periodo.
Per quanto riguarda la riabilitazione è molto importante rivolgersi a dei fisioterapisti esperti della patologia che, conoscendo i tempi delle varie fasi, inseriranno passo dopo passo tutti gli esercizi corretti.